FABER, direttamente dalla voce di chi lo ha reso possibile. Oggi intervistiamo Emanuele Turchini, Project Manager di Fondazione per la Ricerca e l’Innovazione dell’Università di Firenze e ascoltiamo la sua esperienza e la sua prospettiva sul modo in cui impresa e ricerca si incontrano.
Buongiorno Emanuele, grazie per la tua disponibilità. Ti andrebbe di raccontarci il tuo ruolo all’interno della realizzazione del progetto?
Certamente. Insieme a Silvia Zonnedda, Alessandro Monti, Gianluca Boldi mi sono occupato in qualità di project manager della predisposizione e gestione operativa del programma Faber. In fase di progettazione, abbiamo lavorato sul bando e partendo dalle precedenti edizioni abbiamo implementato i necessari aggiustamenti, per rendere l’iniziativa più efficace e soprattutto rispondente alle esigenze del territorio e del target. Ho inoltre collaborato alla promozione e disseminazione di Faber attraverso la realizzazione di workshop informativi per le aziende e alla fase istruttoria, per facilitare il lavoro della Commissione di valutazione.
La tua è una prospettiva privilegiata, interna. Qual è secondo il tuo punto di vista il vero valore del progetto Faber?
Il ponte tra Università e Imprese del territorio ed i conseguenti processi di trasferimento tecnologico e più in generale d’innovazione che si innescano, il tutto imperniato su di un profilo altamente qualificato, sono il valore primario di Faber. A parer mio, è molto importante per le piccole e medie imprese poter investire in una figura dedicata alla Ricerca & Sviluppo. Il programma inoltre favorisce l’apertura verso nuovi mercati e la creazione di elevato valore aggiunto per le imprese coinvolte. È infine possibile creare anche delle relazioni strette con molteplici Dipartimenti universitari, dando valore alle imprese che vogliono investire in R&S, elemento di indubbio interesse come dimostrato dai numeri in crescita nelle diverse edizioni di Faber.
Credi che un modello come quello di Faber possa portare benefici per il futuro dell’imprenditoria e dell’accademia?
La risposta è sì, senza che però questo possa essere interpretato come una verità assoluta. Può accadere che progetti altamente innovativi, durante l’iter di realizzazione, possano incontrare delle difficoltà per motivi sia interni che esterni anche di natura congiunturale, come ad esempio accaduto di recente a causa dell’emergenza da Covid-19. Tuttavia, credo fermamente che il programma Faber abbia la possibilità di aprire molte porte per il futuro dell’innovazione sul nostro territorio. E il punto di forza è il mettere le aziende nelle condizioni di poter investire sulle persone. Il processo che si attiva all’interno delle aziende partecipanti non le spinge solo ad assumere una nuova risorsa, bensì a fare investimenti concreti su sé stesse e sul territorio. L’azienda in un certo qual modo si apre maggiormente, può espandersi, ma soprattutto interconnettersi meglio con altre realtà che sono in grado di supportarla concretamente e proprio grazie a questo meccanismo Faber può realmente fare da volano per il futuro dell’imprenditoria e delle Università.