L’innovazione e la versatilità della realtà virtuale e aumentata al servizio dell’ottimizzazione dei processi aziendali. L’esperienza di Sara Aquino, ricercatrice per Smartoperations, all’interno del progetto FABER.
Ciao Sara, è un piacere conoscerti. Ti va di raccontarci il percorso che ti ha portato a partecipare al progetto Faber?
Certo. Sono approdata a FABER, partendo dal mio percorso universitario. Due anni fa mi sono laureata alla magistrale in Ingegneria Biomedica e sono rimasta per un altro anno nel laboratorio dove ho lavorato al mio progetto di tesi. Lì ho vinto una borsa per condurre una ricerca sulla realtà virtuale, che è terminata durante l’inizio dell’emergenza sanitaria. A quel punto un mio collega ha notato la possibilità di partecipare a FABER e così, in collaborazione con il laboratorio IBISLAB dell’Università degli Studi di Firenze, ho scritto il mio progetto e siamo stati selezionati.
Quali sono state le opportunità che il progetto ha portato nella tua vita?
Con Faber ho avuto la possibilità di iniziare una formula di dottorato molto più in linea con le mie corde, ovvera quella del dottorato industriale, che ti dà la possibilità di sperimentare una fusione tra l’ambiente accademico e quello lavorativo, all’interno del comparto R&D di un’azienda.
In più, mi ha permesso di lavorare nel mio territorio, vicina alla mia famiglia. Questo non perché io abbia mai avuto paura di allontanarmi da casa, anche quando ero più piccola. È una questione di opportunità. Lavorare altrove, infatti, è tutt’altra cosa. Ti tiene lontano dai tuoi affetti per periodi molto lunghi, implica una scelta di vita molto significativa. In questo Faber mi ha dato una grande possibilità, ovvero quella di poter scegliere se restare.
Qual è il tipo di innovazione che la tua ricerca porta nel mondo?
Sono molti i campi di applicazione che la realtà virtuale e aumentata ha all’interno dei contesti aziendali. E soprattutto in un momento storico come questo, dove la distanza è un imperativo e spesso molti momenti del percorso di un servizio vengono interrotti, possono offrire delle soluzioni innovative per ottimizzare i processi ed ovviare a delle difficoltà.
Può sostituire un incontro dal vivo oppure ridurre momentaneamente le occasioni di contatto tra operatori e clienti. Ci stiamo occupando di molte casistiche, soprattutto legate al settore della manutenzione e dell’assistenza tecnica.
Per comprendere i vantaggi, basta partire da casi concreti della vita reale. Quando è necessario ad esempio l’intervento di un tecnico per la riparazione o l’installazione di un sistema. Immaginate di poter avere indicazioni da un operatore direttamente da remoto, senza dover aspettare periodi lunghi di tempo. Episodi reali, come l’installazione di una stampante, l’assemblaggio di un cellulare o anche attività educative, come la didattica a distanza per settori scientifici. Potrebbe rivoluzionare i metodi di insegnamento, troppo spesso old-fashioned, e renderli altamente all’avanguardia. Tutto questo è possibile e sta già succedendo in molte realtà sensibili all’innovazione dei processi.
Quale pensi sarà il futuro di tecnologie come questa in un momento in cui le difficoltà del presente saranno superate?
Io credo che questo periodo storico abbia dato una spinta ad ogni tipo di tecnologia in grado di sopperire a un problema. Questo però ci ha mostrato come tanti processi possano essere semplificati, velocizzati, ottimizzati. Dall’uso dei tablet, alle videochiamate fino ad arrivare a soluzioni più complesse come quelle fornite dalla realtà virtuale.
Da un’analisi di mercato che ho condotto durante la mia ricerca è emerso che spesso molte aziende non hanno potuto usufruire di queste tecnologie in un momento di difficoltà perché ancora non erano state sviluppate nel modo più corretto. Alcune non erano disponibili. Adesso invece la tecnologia è progredita moltissimo ed è in grado di aprire scenari inediti.
Sara Aquino, ricercatrice presso Smartoperations