Come la chimica applicata ai processi galvanici può innovare il settore della moda e del lusso. L’esperienza di Andrea Comparini di Valmet Plating, all’interno del progetto FABER.
Buongiorno Andrea, è un piacere conoscerti. Ti piacerebbe raccontarci in che modo la tua ricerca nella galvanica produce benefici per il settore della moda e del lusso?
I principali player del settore “fashion jewelry & accessorio moda” sono continuamente alla ricerca di alternative ai materiali base ad oggi più usati, i quali risultano costosi e poco eco-sostenibili. Infatti, negli ultimi anni si è assistito ad una crescita nella consapevolezza e sensibilità, da parte del consumatore medio, verso il tema legato all’ambiente e alla salute delle popolazioni, tanto che il termine sostenibilità sta infatti diventando sempre più un market driver.
L’alluminio, la cui galvanizzazione rappresenta il cuore del mio lavoro di ricerca, risulta essere un materiale interessante per diversi motivi: è largamente disponibile in natura, può essere riciclato illimitatamente ed ha la peculiarità di essere molto leggero, il che può permettere agli stilisti di ideare oggetti voluminosi ma con un peso contenuto. Unitamente a ciò, il suo basso costo lo rende un materiale estremamente interessante.
Tutto incredibile, con un’unica problematica: l’alluminio non è semplice da galvanizzare.
E qui entra in gioco la tua ricerca.
Precisamente. Il mio compito è quello di mettere a punto processi di galvanizzazione innovativi. Attualmente l’alluminio è già adoperato negli ambienti della moda e del lusso ma non è ancora in grado di conferire l’affidabilità necessaria. Questo è principalmente dovuto al fatto che esistono innumerevoli leghe di alluminio in commercio ed è difficile a volte saper individuare quale sia la lega più idonea ad una galvanizzazione.
Una volta riciclato, difatti, può contenere al suo interno metalli non desiderati e difficili da gestire. Il mio lavoro di ricerca consentirà di rendere sempre più sicuro l’uso dell’alluminio, migliorando i processi di produzione e i risultati sull’impatto ambientale.
Un progetto altamente innovativo. Ti piacerebbe raccontarci in che modo sei entrato in contatto con il progetto FABER?
Assolutamente sì: ho conosciuto il progetto durante la mia collaborazione con l’Università degli Studi di Firenze. Grazie a una borsa di ricerca promossa dal Laboratorio di Elettrochimica Applicata ho avuto la possibilità di conoscere l’azienda presso la quale lavoro, la Valmet Plating, e di condurre qui parte delle mie ricerche. Essenziale è stato il ruolo del professor Massimo Innocenti che ha dipinto questa possibilità all’azienda, la quale si è subito dimostrata interessata. Da lì si è consolidato ulteriormente il nostro legame professionale.
Consolidando così l’unione tra il mondo accademico e quello aziendale.
Esattamente. Il progetto FABER rappresenta una grande opportunità in termini di crescita professionale e permette di generare un duplice vantaggio. Consente difatti ai laboratori accademici di monitorare e testare la propria ricerca all’interno di processi industriali, toccando con mano i risultati e potendo ottimizzarne i passaggi. Dà inoltre alle aziende la possibilità di usufruire dei più recenti studi di settore e di strumentazione di alto livello tecnologico.
Per quanto mi concerne, i benefici concreti sono in termini di crescita professionale e dell’opportunità di conseguire parallelamente il titolo di dottore di ricerca. Questa è senz’altro un’occasione importante, che mi sta consentendo di lavorare all’interno di un ambiente giovane e sereno in cui è possibile imparare trasversalmente l’uno dall’altro, anche e soprattutto dai propri responsabili, come il mio referente Ivan Del Pace. Ho inoltre l’occasione di avvalermi di un team scientifico esteso, complementare e altamente competente presso il Dipartimento di Elettrochimica Applicata diretto come anticipato dal Prof. Massimo Innocenti.