All’interno della terza edizione di FABER sono presenti storie di eccellenza italiana. Come lo studio, la ricerca e la realizzazione di cosmetici attivi, non inquinanti e realizzati con le migliori materie prime. Il valore della scientificità nel settore del benessere, raccontato dall’esperienza del dott. Pier Luigi Davolio e di Giulia Guidelli, ricercatrice per Farmad Laboratori Firenze, all’interno del progetto FABER.
Buongiorno, dott. Davolio. Buongiorno, Giulia. Un piacere fare la vostra conoscenza. Com’è iniziata la vostra collaborazione per FABER 3?
Pier Luigi Davolio:
La nostra collaborazione è nata attraverso il legame con l’Università degli Studi di Firenze. Io sono un farmacista specializzato nella ricerca galenica, da sempre in stretto contatto con l’ateneo fiorentino, mentre la dottoressa Guidelli è una ricercatrice appassionata di cosmetica. Grazie al progetto FABER, nei laboratori Farmad si è potuto lavorare a dei detergenti e solari nettamente meno tossici per il mare, come la linea di shampoo doccia più ecocompatibili ed efficaci per l’uso.
Uno dei punti cruciali della vostra ricerca è rappresentato dall’ecosostenibilità. In che modo intervenite con i vostri prodotti sull’impatto ambientale?
Pier Luigi Davolio:
Sì, è vero. I nostri prodotti hanno un impatto ambientale minore. Sono sicuri per l’ambiente, soprattutto per la flora e la fauna dei nostri mari. E questo perché la scientificità permette di andare alla radice del senso delle parole ‘biodegradabile’, ‘ecosostenibile’, ‘etico’. Per noi significa nel concreto ridurre la tossicità nell’unità di tempo. Uno dei nostri risultati è stato ad esempio quello di realizzare dei detergenti che hanno un risciacquo rapido, che implica un utilizzo nettamente minore di acqua. Puntiamo a comprendere la tossicità del prodotto finale.
Qual è secondo voi il valore aggiunto del rapporto tra ricerca e imprese?
Pier Luigi Davolio e Giulia Guidelli:
L’interazione tra università e aziende permette di realizzare prodotti realmente professionali. Consapevoli e performanti, perché il benessere che creano per le persone è dettato dalla scienza. Si tratta di un potenziale innovativo, perché riesce ad andare a fondo, a progettare dei prodotti scientificamente sempre più di qualità. A partire da ogni singolo dettaglio, come le materie prime. Godere di un approccio empirico e suffragato dalla ricerca permette difatti non solo di conoscere le migliori metodologie per le proprie linee di vendita, ma anche di selezionare i migliori prodotti di valore degli altri, le migliori aziende. Così da avvalersi di collaborazioni più proficue, attraverso la lettura informata delle schede tecniche.
Giulia, in che modo il progetto FABER ha migliorato il tuo percorso di carriera?
Giulia Guidelli:
Il vero beneficio creato dal progetto è quello di creare dei professionisti. Figure che possono beneficiare dei vantaggi del lavoro aziendale e, al contempo, continuare la propria formazione attraverso l’ambiente accademico. Ciò che non è possibile realizzare in azienda, può essere sperimentato in università. E viceversa. In questo modo il ricercatore può acquisire competenze sempre nuove, ottenere risultati sempre più attendibili. E trasferire il know-how universitario in progetti innovativi di sviluppo.