Quando è possibile fare cose grandi partendo da oggetti molto piccoli. È la sfida della ricerca di Davide Martini di Tekne Dental, azienda che progetta e costruisce strumenti di alta precisione robusti ed affidabili. Scopriamo insieme la portata e il valore del suo progetto.
Ciao Davide, ti andrebbe di descrivere il tuo percorso con il progetto FABER?
La mia esperienza con FABER sta procedendo bene, sia per quanto riguarda il mio dottorato industriale sia nel contesto aziendale. Credo che quella aperta da questo progetto sia una buona strada per il futuro, per crescere. In Italia c’è ancora molto da fare su questo versante.
Qual è secondo te il valore aggiunto di un’esperienza come quella offerta dal progetto?
Il punto saliente risiede nel cuore della missione di FABER: trasferire competenze, soprattutto nei confronti di piccole e medie imprese. E, al contempo, dare ai neolaureati la possibilità di specializzarsi nel proprio settore ed esperire sia il mondo accademico che quello aziendale.
Arriviamo al cuore dell’intervista. Come racconteresti il contenuto della tua ricerca?
Controllare i motori alle basse velocità è un problema riconosciuto nella letteratura accademica di settore. Le soluzioni elaborate finora alle volte non funzionano e, anche quando raggiungono buoni risultati in generale, a bassa velocità non sono soddisfacenti. Questo vale in particolar modo per i micromotori.
L’obiettivo è quello di poter pilotare il motore attraverso un controllo sensorless. Allo stato attuale il problema risulta risolto in generale, ma è necessario adattarlo e modificarlo per soluzioni particolari come questa. In questo scenario, la nostra azienda vuole realizzare una specifica tipologia di controllo, il FOC.
I benefici derivati dalla buona riuscita del progetto sarebbero molteplici. Oltre che dal punto della sicurezza, sarebbero più vantaggiosi a livello finanziario. Si risparmierebbe su tutti i costi di produzione, senza l’uso dei sensori. Nel caso dei micromotori, che per loro stessa natura necessitano di essere miniaturizzati, sarebbe possibile ampliare il loro campo di applicazione anche in settori in cui ancora non ne è stato predisposto l’uso, come l’endodonzia o l’implantologia.