Dalla riduzione dell’impiego di additivi tossici all’ottimizzazione dei processi in ottica di una industria 4.0. A partire dall’esperienza diretta di Dario Morini e Giulio Pappaianni, Direttore di Stabilimento e ricercatore per l’azienda Lotti, scopriamo il valore della creatività e della competitività della ricerca applicata al mondo industriale.
Qual è l’impatto della ricerca all’interno del vostro ecosistema aziendale?
Dario Morini: Noi mettiamo in campo la nostra esperienza per quanto riguarda il mondo del lavoro nel settore moda. Questa conoscenza però si ferma a quello che abbiamo realizzato nello stabilimento. Poterci approcciare al mondo dell’università ci consente di vedere le cose da una prospettiva diversa, in una globalità che riguarda tutto ciò che viene fatto grazie alla ricerca. Noi non riusciamo ad arrivare a tutto quello che ci può dare un giovane ricercatore: la conoscenza, ma anche la creatività e la voglia di innovare.
Il nostro è un settore complesso: unisce competenze metalmeccaniche a quelle chimiche. Abbiamo dunque sentito la necessità di inserire all’interno dell’azienda personale universitario che potesse mettere in pratica gli studi e gli efficientamenti pensati nella ricerca applicandoli alla nostra realtà aziendale. Questa scelta è stata fondamentale e ogni giorno vediamo i risultati. Questo, inoltre, accresce il nostro valore per i brand dei nostri clienti, che ci richiedono sempre un miglioramento qualitativo e ambientale. Anche questo è un percorso che possiamo fare con lo studio, mettendo insieme l’esperienza dell’azienda con l’innovazione che ci porta Giulio che ha voglia di crescere insieme a noi.
E qual è stato il valore di questa sinergia, Giulio, per la tua carriera professionale?
Giulio Pappaianni: Un valore molto alto. Come ricercatore ho avuto la possibilità di coniugare l’ambito accademico con un’azienda come Lotti. Ho potuto vivere una crescita umana e professionale, dando concretezza a un percorso di ricerca iniziato anni fa. Ho potuto difatti portare avanti gli studi, facendo uno scale up e vedendo come possono concretizzarsi in ambito industriale.
Qual è il valore del progetto di ricerca che state portando avanti?
Giulio Pappaianni: Siamo partiti da una problematica, ovvero l’impiego di carboni fossili non rinnovabili. Grazie alla collaborazione con il Laboratorio di Elettrochimica dell’Università di Firenze, abbiamo cercato di ovviare alla problematica del fotovoltaico e di risolvere il problema dello stoccaggio. L’intento del progetto è quello di produrre idrogeno direttamente dall’energia solare e di rendere l’intero processo più efficiente. La tecnologia e i risultati possono essere implementati nel processo di un bagno galvanico. Questo lavoro è all’interno di una progettazione in ottica di smart jewellery: ridurre l’impiego di additivi tossici, in ottica di una industria 4.0 centralizzata e controllabile in toto. Questo comporta un minore impatto ambientale e un minore spreco di risorse.
Dario Morini: Sia per il ricercatore che per l’azienda, è importante poter applicare le conoscenze acquisite in ambito universitario alla nostra azienda. Sono conoscenze di cui avevamo bisogno e senza questa opportunità del Faber, forse non le avremmo mai potute avere. In passato infatti avevamo già iniziato un progetto di ricerca con l’Università ma siamo ancora una piccola azienda e abbiamo mezzi limitati.
Adesso abbiamo la possibilità di crescere, di introdurre nuovi sistemi produttivi all’interno dell’azienda e di poter assumere più persone con competenze e visioni innovative.
Quali saranno le sfide del futuro per il vostro settore?
Dario Morini: Le sfide che riguardano l’ambiente sono molto importanti. Quando si parla di elettrodeposizione, si parla di prodotti chimici. La necessità che abbiamo è di migliorare l’impatto ambientale e sociale. Questo ce lo può dare un controllo mirato sugli impianti, lo studio di materiali che hanno caratteristiche migliori con una minor quantità di prodotto. Come secondo passaggio, è necessario occuparsi della ricerca di componenti produttivi con queste nuove caratteristiche.
Ad esempio, è importante avere un controllo sui nostri reflui. I nostri clienti sono molto attenti all’impatto ambientale dei fornitori e dedicare parte delle nostre energie alla ricerca in questo ambito ci mette nella condizione di essere più competitivi. Se noi soddisfiamo alcuni requisiti e mettiamo in atto politiche concrete in ambito di innovazione e di sostenibilità, i brand lavorano con noi con maggiore serenità.
Giulio Pappaianni: Bisogna capire quali sono i miglioramenti possibili e cercare di utilizzare il prodotto giusto. Le aziende hanno già consapevolezza delle problematiche che porterà con sé il futuro. Noi restiamo molto attenti alla sostenibilità. Anche perché il tardare ad utilizzare innovazioni ci può far rimanere indietro. Alcune sfide sono la riduzione di metalli tossici, come il cobalto, e i cianuri. Nei prossimi anni arriveranno direttive europee in merito. Per questo è necessario effettuare analisi in tempi reali nei bagni utilizzando meno prodotti, per ridurre sia l’impatto ambientale sia i costi.